Crocus savitus
Tra leggenda e giallo: il colpevole è l’argento
Il Duomo e il risotto due volti di Milano, sacro e profano, due delle caratteristiche che
distinguono la città nel mondo. Tutto ha origine in epoca
rinascimentale quando nacquero una serie di aneddoti e leggende che
vollero il risotto giallo nato ai piedi del Duomo e le vetrate del Duomo
fatte con lo zafferano, come se non potesse esserci l’uno senza
l’altro, almeno nella saggezza popolare.
Ed è così che la leggenda ci porta sui
ponteggi del Duomo e precisamente su quello in cui lavorava Valerio di
Fiandra con il suo garzone. Il giovane aiutante, narra la leggenda, era
solito aggiungere del giallo ad ogni tinta, tanto che nella leggenda gli
si affibia il soprannome di Zafferano. Durante il banchetto nuziale
della figlia di Valerio di Fiandra, il garzone, geloso e innamorato
della fanciulla, per dispetto aggiuse alcuni pistilli al risotto, dando
così origine al risotto giallo. Altre versioni vogliono lo zafferano
fondamentale pigmento per le vetrate, e che il povero vetraio sempre
proveniente dalle Fiandre, padre della sposa, volendo imitare il risotto
con la foglia d’oro dei nobili milanesi, utilizzasse lo zafferano al
posto del prezioso metallo.
Verità e fantasia si mischiano: vi
informiamo che Valerio di Fiandra (il Perfundavalle) fu realmente uno
dei maestri che lavorarono in Duomo, ma dubitiamo fortemente che usasse
lo zafferano per ottenere le aureole dei santi o i boccoli delle
martiri. Anche la sostituzione dello zafferano al posto di un metallo ha
una suo senso: ma non si tratta dell’oro, bensì del più umile argento.
E’ importante ricordare che la silice, una delle componenti del vetro,
fonde ad una temperatura superiore ai 1.000 °C, ma soprattutto la
vetrata antica era formata con vetri i cui colori venivano decisi in
sede di fusione della pasta vitrea: il giallo era appunto ottenuto
mischiando dell’argento alla silice e agli altri componenti
dell’impasto. Nel corso del ’300 per realizzare alcuni dettagli gialli
era utilizzato uno smalto, quindi dato a pennello, ma sempre a base
d’argento. Ultima nota di verità storica: la coltivazione del
riso arrivò in italia passando per il regno Aragonese, quindi da sud, e
fu introdotto in Lombardia da Galeazzo Maria Sforza alla fine del XVI secolo.
-www.museodelduomosezionedidattica-
Lo zafferano di Navelli