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lunedì 10 marzo 2014

ACCADEMIA DI BRERA



Considerazioni e riflessioni personali sullo stato del Palazzo di Brera durante una recente visita alla Pinacoteca.

Cortile con un colonnato maestoso, statua di Napoleone, in ristrutturazione, messa in orizzontale,  ragazzi divisi in gruppetti colorati, la maggior parte seduti per terra, sotto il porticato durante la pausa pranzo di un bellissimo mezzogiorno di sole. 
La parte superiore del complesso dove risiede la Pinacoteca e la  preziosa, antica biblioteca è semplicemente magnifica con le grandi scalinate che si intravedono già dall'ingresso.
Dopo la visita alla Pinacoteca si scendono gli antichi scalini con un animo armonioso, in pace con l'universo circostante. La vista di tanta Bellezza non può che suscitare un profondo senso di ammirazione e rispetto per il genio umano. La cornice che la ospita è adeguata al caso. Bellissima organizzazione. 
Un unico neo...la curiosità maledetta che impera nel voler vedere ancora il bello, di non accontentarsi, di voler percorrere il corridoio al piano terra, dove ha sede l'accademia, laddove si trova anche l'accesso alle scale che conducono alla biblioteca e alla sala studio degli studenti.
Un altro mondo, un'altra storia! 
Una delusione ci aspetta nei muri ammuffiti  e scrostati; negli spazi in disordine, mal tenuti, sporchi; nelle porte delle aule imbrattate di scritte, con fogli di avvisi scarabocchiati alla "carlona", messi di traverso e appesi con nastro adesivo. Sconcertante è uscire nel cortile vuoto e trovare i resti del pranzo degli allievi...
Mi domando il perché di un simile trattamento ad una delle accademie più prestigiose, mi domando perché non esiste una pur minima volontà di manutenzione (non credo che costi molto riparare un buco nella porta o imbiancare un muro) né  un rispetto sia da parte degli alunni per salvaguardare un luogo del genere, che da parte degli amministratori/accademici dello stesso. Mi domando perché non viene richiesta un tipo di educazione da parte degli studenti (già maggiorenni, fra l'altro), pena l'esclusione, perché non si debba rimuovere dalle cariche chi non riesce a garantire un livello di civiltà adeguato seppur provvisti dell'autorità che ad essi compete.
Immediato è il paragone con atenei, università private...forse è una questione di rette e compensi? Può un patrimonio del genere essere soggetto a più o meno cura in base al reddito o al compenso, così come l'educazione e l'istruzione? Da strenua "difensora" dei diritti dei più deboli e della possibilità che ogni essere umano deve poter usufruire della medesima cultura, mi si ribolle il sangue nell'aver dovuto constatare una simile inefficienza e incuria.
In un'altra occasione parlerò di cosa ha suscitato in me la vista della biblioteca, quasi 12000 testi, a disposizione. Ma tanto "sapere" è destinato per la maggior parte ad impolverare le giovani e meno menti?
Carlè


sabato 8 marzo 2014

PENSIERO DI MARIELLA

Ecco perché penso di non chiamarla "Festa della Donna", eventualmente per le donne che non vengono festeggiate giornalmente, le sofferenti che non hanno mangiare per i figli, per le maltrattate, le calpestate, le strupate, le usate, le sfruttate, le abbandonate sole negli ospizi ecco le ultime donne che per la societa' non esEcco istono...benvenga la festa.. mi fa' dolore al mio cuore oggi nel 2014 che la parita' della donna e' in atto... sarebbe bello lasciare lo spazio a chi e sotto le scale farsi da parte e lasciare l spazio a loro per emergere..diciamo anche che e' la Festa degli uomini che non vengono mai nominati, gli uomini che lavorano per le loro famiglie, che si sacrificano, che sanno amare, che si prodigano nel sociale, uomini onesti e padri..in prima fila.
Non vengono mai nominati come le donne.. solo i cattivi e le donne del Gossip...un sorriso.

Un mio pensiero. Mariella.
http://riflessionidiluce.blogspot.it/

Ho voluto riportare nel blog questa riflessione. In modo semplice e diretto ripropone esattamente anche il mio pensiero. Infatti, è dedicato a tutte le persone (donne-uomini) invisibili, a tutte quelle che vivono ai margini della società, a quelle che si accorgono di loro donando magari solo uno sguardo, un sorriso, un gesto, una piccola e insignificante condivisione. Donne e uomini che comunque e sempre ci sono e ognuno a modo loro, insegnano e non mollano. Per me, essi tengono accesa la speranza. Grazie.







Le foto provengono da: "Le città delle donne".